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Al Manac

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DANIIL KISLOV

È nato nel 1965 a Fergana. Ha svolto vari lavori. Nel 1995 si è occupato di editing per la rivista "Zvezda Vostoka", per la quale ha anche ha scritto versi e racconti. Attualmente vive a Mosca. Suoi testi sono apparsi su varie riviste russe. Ha aperto il sito internet "Fergana virtuale".
* * *

Nasciamo nel fremito
del sangue semi umano,
come i frutti in queste stanze,
secche e vuote: lenzuola sottili,
movimento dell’aria, volti umidi – veloci,
ma concentrati, come l’aria!..

Alla finestra, come sempre, è primavera, estate,
è l’inizio del mattino o è giorno, l’afa del meriggio
è come ieri, ma un po’ più chiusa in sé,
estenuata. Adesso ricordiamo
quasi ogni passo, annunziato
dal passato, per ripetere
tutto da capo, per

andarcene, quasi più arditi,
voltando le spalle,
sul fondo della città arroventata, –
così diciamo, al commiato, quando il sole scende.

Diciamo "ombra", intendiamo
solo alcune macchioline – foglie sulla manica,
rivoltata sopra il gomito.
A UN AMICO

Non sai volare e sei spaventato
dalla costituzione di una donna soave
dall’eclissi di Luna da un immondezzaio
che ha trovato rifugio dietro un edificio

solido come tutta la città
accanto al quale passi accanto
affacciati alle finestre
impacciati inquilini
accompagnano con lo sguardo ingannato
i tuoi piedi terrestri con calze da marinaio

e tu segui con gli occhi un uccello
che saltella sull’asfalto
segui la sua ombra le pinne
e qualcosa altro
senza cui non può vivere
OSPEDALE

Sedevamo ad aspettare
a testa bassa con le mani sollevate
alla nuca
un esile fuoco sul fornello
sembrava trovarsi oltre il limite
di invisibili decorazioni
il desiderio di una blatta occupata con la preda
era più forte
dei suoi baffi inquieti
là dove il malato moriva
ci pareva di
compiere il nostro dovere
EPISODI

Capitava che si trovassero
in ascensore
alcune volte al giorno,
durante i viaggi per la città
in altri ascensori, simili l’un all’altro
come scatole di fiammiferi;
tutto si svolgeva quasi allo stesso modo,
anche se assai diversamente.
Più spesso,
indipendentemente dalla situazione,
gli capitava
di provare quasi odio per lei
che gli stava di fronte in ascensore.

Talora i loro corpi quasi si toccavano,
quando le pareti e il pavimento dell’ascensore
erano sporchi di fango,
una volta, però,
in un albergo,
lui cadde fiaccamente
sul pavimento, essendosi appoggiato
con le scapole al pannello levigato.
L’uomo non riusciva proprio
a conservare la quiete,
come se in quel momento
fosse tormentato dai demoni;
accadeva quasi ogni volta,
con rare eccezioni,
gli capitava nuovamente di fissare
come contro voglia lo sguardo alla parete,
al pavimento, bagnato di orina di cane,
ora lavato fino allo splendore,
oppure con aria assorta
frugava nelle tasche,
come nascondendo meglio le chiavi
dell’appartamento, l’elegante portafoglio,
il giornale nuovo non ancora sporco.
Quella donna possedeva una strana maniera
di guardare fissamente, diritto
negli occhi, ma senza sfida, così, semplicemente,
come se le sembrasse naturale.
Quando non si ha nulla da guardare,
gli occhi si volgono al viso della persona amata.
1996
SETTEMBRE

Stagione secca. Al foglio del calendario
accostiamo un fiammifero. È insensato attendere
da settembre le piogge, l’anno vecchio
è computato, soppesato, suddiviso, ecco –
il paesaggio non cambia affatto,
solo una scolaretta spezza la matita,
infiggendo sul quadernetto le fragili parole
del dettato: «Autunno. Tempesta… » Qui, non
appena fa giorno, i cani randagi,
seguendo un odore, corrono a cercare acqua
senza azzuffarsi. Scodinzolando,
uno di essi sotto il ponte attraversa
una putrida pozza, dove ancora ieri
guazzavano le rane. Dal cortile ne è
corso via un altro. Qui "Cave canem" (1)
risuonerebbe come un ossessionante inganno.

Con la fine dell’estate solo l’amarezza del male
si rafforzerà. E, bruciando le foglie,
il nostro portiere non noterà il buio,
sono morti i gatti di marzo.
Qui solo il vento in un canale prosciugato
è sovrano, e in una discarica una scarpa
dilaniata ha aperto la bocca per un urlo nero.
Gli uccelli volano via digiuni
da luoghi opulenti: sono celati i pani.
Nella casa delle fate v’è sempre corrente.
__________
1) "Cave canem" , attenzione al cane (in latino nel testo).
LOCALITà SENTIMENTALE

A mezzanotte vola un corvo semiassonnato.
Il buio lo springe a percepire con le ali meglio che
con l’occhio o l’orecchio lo sfondo e la città,
griglia, con la gente, e la gente con i suoi sogni.

Con loro, come con noi, è la fredda assenattezza del vento.
Le favore infantili, le cieche carezze notturne
non hanno ceduto alle avare indicazioni del metro.
Il ritmo, nonostande la secchezza, sbiadisce le tinte.

Danzano nel fuoco, come in un accesso di maltempo,
il cardo e la bardana, e il celebrato lauro.
Qui il tempo, solo come una chiusa, fa uscire l’acqua.
E l’alba gialla svela le fronde nel verde.

è chiaro il tuo sguardo, e il tuo gesto è ancora preciso.
Nelle pieghe del vestito impolverato – il volto di un pellegrino.
Ciò che non accade sempre, accade in sommo grado.
E il vento scompiglia un giunco, come le dita i capelli.

ïðåäûäóùåå  |  ñëåäóþùåå  |  Äàíèèë ÊÈÑËΠ


ÍÀ ÑÀÉÒÅ:

ÏÎÝÇÈß
ÏÐÎÇÀ
ÊÐÈÒÈÊÀ
ÈËËÞÑÒÐÀÖÈÈ
ÏÅÐÅÂÎÄÛ
ÍÀ ÈÍÛÕ ßÇÛÊÀÕ

ÀÂÒÎÐÛ:

Øàìøàä ÀÁÄÓËËÀÅÂ
Ñåðãåé ÀËÈÁÅÊÎÂ
Îëüãà ÃÐÅÁÅÍÍÈÊÎÂÀ
Àëåêñàíäð ÃÓÒÈÍ
Õàìäàì ÇÀÊÈÐÎÂ
Èãîðü ÇÅÍÊÎÂ
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Þñóô ÊÀÐÀÅÂ
Äàíèèë ÊÈÑËÎÂ
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